Abitare l'infosfera

La pandemia ha accelerato la digitalizzazione delle nostre vite, sta portando a compimento un processo, già da tempo presente, caratterizzato dal passaggio dalla società della prossimità a quella della tele- esistenza. La nuova realtà è caratterizzata dalla trasformazione del traffico di persone e cose in un flusso di segni che ne prendono il posto a tutti i livelli (nel lavoro, nella scuola, nei gesti quotidiani, nelle relazioni). L’infosfera - come dice Luciano Floridi, docente di filosofia ed etica alla Oxford University nel suo libro Pensare l’infosfera - è il mondo informazionale in cui siamo immersi, la realtà digitale che cancella i confini fra on line e off line, tra virtuale e reale, tra macchina e natura. L’irruzione del digitale nelle nostre vite segna la quarta rivoluzione nel nostro modo di autorappresentarci, segnata dal fatto che le tecnologie non si limitano più a semplificare il reale di cui siamo parte, ma lo plasmano. Basti pensare a come gli smart speakers stanno modificano il nostro modo di comunicare o alle proposte avanzate da alcuni esperti di intelligenza artificiale di adattare le città alle auto autonome. L’uomo già spodestato dalla sua centralità nell’universo (Copernico), nel regno animale (Darwin) e nella sua coscienza (Freud) scopre, dopo Alan Turing e l’invenzione del computer, di aver perso anche la sua preminenza nel regno del ragionamento logico.

Ma in un mondo in cui siamo costantemente dipendenti dai sistemi informativi che fine fa la nostra identità? Si tratta di una questione complessa che deve partire dal fatto che l’identità personale oggi è agganciata alle informazioni sull’individuo: siamo tutti data subjects e ciò naturalmente mette al centro il tema della privacy. Per Floridi la privacy è “funzione della frizione informazionale nell’infosfera”, che detto più semplicemente significa che ogni fattore che diminuisce o aumenta il flusso delle informazioni condiziona anche la riservatezza di ciò che ci riguarda. Rispetto a questo problema le ICT (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) hanno l’ovvio effetto di diminuire la frizione informazionale, ma è altrettanto vero che offrono al contempo numerosi strumenti per aumentarla (crittografia, password, firewall, specifici protocolli e servizi).

 

infosfera

 

Il tema della ridefinizione della nostra identità ha però anche ovvi risvolti in campo educativo: quali sono i saperi che l’abitante dell’infosfera deve possedere? Per Floridi la scuola deve insegnare ai ragazzi ad aumentare il capitale semantico, cioè il bagaglio culturale che costruiamo e alimentiamo nel corso della nostra vita. In un mondo in cui le macchine sono più efficienti di noi nel processare informazioni, l’eccezionalità umana permane nella capacità di attribuire senso alla realtà attraverso un costante lavoro di costruzione e discussione dei mille aspetti che la compongono. Questo comporta da un lato una costante attenzione verso la nostra “dieta mediatica” (distinguere le informazioni attendibili da quelle che non lo sono), ma anche un lavorio altrettanto costante volto a prevenire la svalutazione e l’ossidazione del nostro sapere.

Come? Da un lato attraverso la lettura dei classici, che sono una straordinaria riserva di capitale semantico, cioè strumenti che pur rimanendo gli stessi si offrono a continue reinterpretazioni, a modi sempre nuovi di capire il mondo. Dall’altro imparando quei linguaggi che ci permettono di essere non passivi, ma creativi nella gestione del capitale semantico: non solo quello naturale e informatico, ma anche quelli delle diverse discipline che condizionano e costituiscono il mondo di oggi (economia, arte, scienze sociali, matematica ecc.). L’universo informazionale offre la possibilità di ridefinire la nostra identità non più solo in senso funzionale (la nostra professione e la nostra posizione nella società) ma anche e soprattutto rispetto ai linguaggi che conosciamo e di cui siamo realmente consapevoli. La competenza linguistica è la chiave che l’uomo ha a disposizione per definire la propria eccezionalità nel mondo dell’intelligenza artificiale.

 

                                                                                                                                  Marco Cappuccini

 

 

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